Luca Maria Moneta

La mia storia

Sono nato il 23 dicembre del 1967 in una famiglia molto numerosa. Di tutti i miei fratelli è stato Pietro, pluripremiato cavaliere di endurance, ad avvicinarmi a questo mondo e a quindici anni ho iniziato a dedicarmi al salto ostacoli. Una volta maggiorenne ho frequentato il corso per istruttori federali ai Pratoni del Vivaro dove ho ottenuto una borsa di studio di completo. Da lì la mia strada era decisa. Ho iniziato a lavorare in diversi centri ippici in Lombardia cercando, nel tempo che mi restava, di migliorarmi tecnicamente come cavaliere. Fino al 2000 mi sono dedicato principalmente agli allievi e solo a trent’anni compiuti ho debuttato nel mio primo Gran Premio. A quel tempo mi seguiva un grande maestro dell’equitazione italiana: Giorgio Nuti.

Oggi sono un istruttore di terzo livello ed un cavaliere professionista, in campo con la nazionale azzurra in occasione di Coppe delle Nazioni, Campionati Europei e Mondiali, con diverse presenze nei CSI5* di Coppa del Mondo, Global Champions Tour e altri eventi internazionali.

In mezzo però c’è un’altra storia, ed è quella per me più importante: è la storia con i miei cavalli. Era il 1999 quando un giorno, sfogliando una rivista, sono rimasto folgorato da una fotografia che ritraeva un cavaliere inglese che saltava un bidone senza redini né capezza. Mi sono informato, ho scoperto il “metodo Parelli”, ho iniziato a studiare l’etologia e a mettermi in discussione. Ho capito che una vittoria è più bella se i cavalli stanno dalla mia parte e quindi, da allora, sto cercando la mia strada insieme a loro. Sono stato negli Usa da Pat e Linda Parelli, sono diventato amico di Michel Robert, George Morris e di altri grandi uomini di cavalli. Da tutti ho imparato qualcosa e ho messo insieme i tasselli della mia equitazione.

Il mio obiettivo è fare uno sport che sia davvero naturale visto che è l’unico ad avere il privilegio di avere a che fare con un animale. Per questo motivo insisto nel ricordare che se un giorno abbiamo messo piede in un maneggio è perché abbiamo provato amore per il cavallo. Le gare, i risultati sono venuti dopo e dopo devono restare. Il nostro cuore deve continuare a battere come il primo giorno che abbiamo montato. Molto lo devo a Neptune Brecourt, Jesus de la Commune e Connery che tanto mi hanno insegnato. Il debutto in giacca rossa è arrivato per me nel 2009, nella Coppa delle Nazioni di Linz e da allora continuo a sognare ogni giorno un nuovo traguardo.

Approccio Naturale

Cosa significa per me approccio naturale. Difficile riassumerlo in un concetto e, ancora più difficile, dire più di quanto non sia già stato detto dai miei maestri che hanno percorso questa strada tanti anni prima di me. Allora cerco di partire da un presupposto base: l’unica via naturale per stare attorno ai cavalli sarebbe quella di stare seduti in un pascolo ad osservarli. Ma credo che, se vi trovate qui insieme a me, è perché anche a voi piace stare sulla loro groppa, galoppare in un prato, affrontare gli ostacoli insieme a loro.

È a questo punto che è ha avuto inizio la mia ricerca per trovare un modo il più naturale possibile per stare con loro: mantenere intatto il loro spirito, la loro mente ed il loro fisico. Approccio naturale significa allora non privare il cavallo della sua natura. Solo se l’animale resta integro sotto tutti i punti di vista saprà regalarci tutto se stesso, anche nello sport. Questo è possibile attraverso un addestramento che tenga conto dell’etologia.